Il riciclo della plastica

La plastica è uno dei materiali più diffusi e utilizzati nel nostro quotidiano. Nonostante sia versatile ed economica, tanto da essere impiegata in settori a volte vitali per la società moderna, il suo smaltimento è già da tempo un problema con cui si fa i conti in tutto il Pianeta.

Riciclare la plastica è dunque un punto di partenza per la salvaguardia dell’ambiente.

Tuttavia non è semplice raccogliere e dare nuova vita a tutta la plastica. In questo articolo vedremo nel dettaglio come funziona e quanto costa il riciclo di questo materiale, quali sono le tipologie di plastica riciclabile e le differenze con il riutilizzo.

Come funziona il riciclaggio della plastica

Il PET, uno dei tipi di plastica più diffusi, prima di tornare nuovamente utilizzabile viene riciclato attraverso un procedimento noto come “riciclaggio meccanico”. Esso viene completato attraverso una serie di fasi.

  • La prima è quella del raccolto e trasporto: la plastica da riciclare viene raccolta dai centri regionali e trasferita mediante veicoli agli impianti specializzati per la selezione.
  • La seconda è la selezione della plastica: una volta arrivata, la plastica viene verificata, scaricata e avviata, tramite un nastro trasportatore, a una macchina che si occupa di disimballarla e frantumarla, dopo aver separato le diverse tipologie di prodotti.
  • Dopodichè, avviene la vagliatura (terza fase), che si divide in due passaggi: in primis, la rimozione degli scarti fini, di dimensioni inferiori ai 50 mm, che diventano combustibili da rifiuti. Poi abbiamo la selezione e separazione dei contenitori per i liquidi da altri vari imballaggi, come film e sacchetti. I contenitori in PET e HDPE (Polietilene ad alta densità) passano attraverso i raggi infrarossi e divisi per colore e tipologie.
  • La quarta fase è quella della pressatura e imballaggio: dopo la separazione, i materiali vengono compattati, imballati ed etichettati, infine preparati per il successivo trattamento negli impianti di lavorazione. A questo passaggio segue la pulizia nel Trommel, un grande contenitore in cui i pezzi di plastica vengono lavati a temperature elevate per rimuovere impurità, come ad esempio le etichette. Una volta terminata la pulizia, i materiali vengono controllati attraverso metal detector per escludere la presenza di metalli.

Ora i materiali selezionati sono pronti per la macerazione: vengono cioè triturati in frammenti più piccoli, lavati, asciugati e stoccati in silos, dove vengono sottoposti a ulteriori verifiche di qualità. Infine, a conclusione del riciclaggio della plastica, abbiamo al trasformazione. In base alle caratteristiche molecolari, il PET viene poi modellato attraverso vari processi come l’estrusione e lo stampaggio, per dar vita a nuovi oggetti.

Se eseguito correttamente, il processo in questione assicura che la plastica si reinserisca nel ciclo produttivo, alimentando l’economia circolare.

Le tipologie di plastica riciclabile

Esistono diverse tipologie di plastica riciclabile. Solitamente, sul fondo degli oggetti in plastica, è presente un simbolo di riciclo con un numero al suo interno. Questo numero indica la tipologia di plastica.

Ecco tutte le plastiche riciclabili:

  1. PET (Polietilene Tereftalato): spesso utilizzato in bottiglie di bevande. Codice identificativo 1;
  2. HDPE (Polietilene ad Alta Densità): utilizzato in contenitori per detersivi e flaconi. Codice identificativo 2;
  3. PVC (Policloruro di Vinile): presente in tubi e giocattoli. Codice identificativo 3;
  4. LDPE (Polietilene a Bassa Densità): utilizzato in sacchetti per alimenti. Codice identificativo 4;
  5. PP (Polipropilene): presente in contenitori di yogurt e pannolini. Codice identificativo 5;
  6. PS (Polistirolo): utilizzato per contenitori per alimenti take-away e imballaggi. Codice identificativo 6.

Tra le plastiche riciclabili, PET e HDPE sono le più semplici da lavorare, mentre altre tipologie come il PVC possono presentare sfide maggiori.

Queste sei tipologie di plastiche riciclabili appartengono alla macro categoria delle termoplastiche, contrassegnate dal simbolo del triangolo di frecce, costituite da polimeri caratterizzati da catene lineari, poco ramificate.

Basta aumentare la temperatura per portarli ad uno stato viscoso, e di conseguenza poterli riformare. Dopo essere stati raffreddati, tornano nuovamente ad essere rigidi.

Questo a differenza delle plastiche termoindurenti, con polimeri che – una volta prodotti – non possono essere fusi senza andare incontro a degradazione chimica.

Se essi vengono nuovamente sciolti, non mantengono le stesse caratteristiche.

Per questo motivo, le plastiche termoindurenti vengono stoccate in apposite discariche e poi termo valorizzate per generare energia.

riciclo della plastica

Il vero costo del riciclO

Nonostante non siamo ancora in grado di riciclare ogni tipo di plastica, la continua evoluzione tecnologica sta lavorando incessantemente per sviluppare metodi di riciclo sempre più avanzati, economici e rispettosi dell’ambiente.

Una delle plastiche che può beneficiare di un riciclo efficace è il PET, noto per essere il materiale di base delle bottiglie d’acqua.

La sua peculiarità è che può subire un processo di riciclo meccanico totale, evitando l’esposizione alle temperature estreme  necessarie per fondere materiali come vetro e alluminio.

La creazione di 1 tonnellata di plastica riciclata richiede approssimativamente un metro cubo d’acqua e 950 kWh di energia elettrica.

Le peculiarità del PET non si fermano al fatto che possa essere riciclato: durante il processo di trattamento, conserva le sue caratteristiche fondamentali e si trasforma in RPET. Quest’ultimo è un materiale versatile che può essere reimpiegato nella produzione di vari articoli, inclusi gli imballaggi e le stesse bottiglie.

Riutilizzo e riciclo della plastica

Mentre il riciclo implica la trasformazione di rifiuti in nuovi materiali o oggetti, il riutilizzo significa utilizzare un oggetto più volte nella sua forma attuale.

Parlando di riuso di una bottiglia di plastica, dopo l’utilizzo iniziale quest’ultima deve essere innanzitutto pulita e, se necessario, disinfettata. Dopodiché l’oggetto è pronto per essere utilizzato di nuovo per finalità diverse (come abbiamo visto sono tante le possibilità di riuso creativo della plastica).

I vantaggi sono diversi. In primo luogo la riduzione del consumo di risorse: ogni volta che riutilizziamo un oggetto, riduciamo la necessità di produrne uno nuovo. Poi c’è da registrare una conseguente minore produzione di rifiuti. In quest’ottica, sia il riciclo che il riutilizzo sono fondamentali per un approccio sostenibile alla gestione della plastica.

Sempre a proposito di riciclo e riutilizzo, è interessante parlare anche di vuoto a rendere. Si tratta del sistema per cui un contenitore, una volta che si beve e si svuota ciò che è al suo interno, viene restituito al fornitore. Il funzionamento è semplice e si basa sul deposito di cauzione: si compra una bottiglia, pagando una cauzione di alcuni centesimi, che verranno poi restituiti quando la bottiglia, vuota, viene riportata al venditore.

Nel caso degli imballaggi monouso per liquidi alimentari (tra cui ci sono le bottiglie in PET), il vuoto a rendere sarà finalizzato solo ed esclusivamente al riciclo. Esattamente il contrario del vuoto a perdere, dove l’oggetto viene gettato e, qualora non sia smaltito correttamente, diventa un rifiuto che danneggia l’ambiente.

Acquistando ad esempio una bottiglia d’acqua, si paga una cauzione di alcuni centesimi, che verranno poi restituiti quando la bottiglia, vuota, viene riportata al venditore.

Smaltimento della plastica: dove si buttano i rifiuti

Dove si butta la plastica? Questa domanda potrebbe sembrare banale, ma in realtà richiede una risposta articolata. Come abbiamo visto nelle righe precedenti, non esiste una sola plastica.

Nel bidone dedicato a questo materiale sono destinati solo gli “imballaggi”, ovvero i prodotti che hanno la funzione di contenimento, protezione e manipolazione della merce. Si pensi all’incarto di una merendina o alla bottiglietta d’acqua vuota.

Dunque, no giocattoli, vasi, spazzolini, elettrodomestici, bacinelle ecc.: si tratta di oggetti principalmente fatti di materie plastiche, ma che possono essere più difficili da riciclare.

Per garantire una corretta gestione dei rifiuti plastici, è importante seguire alcune linee guida:

  • Rimuovere i residui di cibo o liquidi: Prima di gettare un contenitore in plastica nel bidone della raccolta differenziata, è bene assicurarsi che sia vuoto e, se possibile, risciacquarlo.
  • Controllare i simboli di riciclo: Non tutte le plastiche sono uguali. Molte hanno un simbolo di riciclo sul fondo con un numero al centro. Questo numero indica il tipo di plastica e può aiutare a determinare se è riciclabile nel proprio comune.
  • Seguire le direttive locali: Ogni comune o città potrebbe avere regole leggermente diverse sulla raccolta della plastica, quindi è essenziale informarsi sulle direttive locali.

A volte può risultare difficile stabilire se un oggetto può essere gettato nel bidone della plastica o in quello della differenziata. Per fugare ogni dubbio il consiglio è quello di seguire le guide online e cartacee fornite dai Comuni o dal CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi).

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