Non manca mai sulla nostra tavola e in tutti i momenti della giornata: l’acqua minerale in bottiglia è una compagna irrinunciabile delle nostre giornate, sia durante i momenti legati all’alimentazione, sia durante la scuola, al lavoro e nel tempo libero. Ma quando nasce la prima bottiglia di acqua minerale ? Pochi conoscono la sua curiosa storia e per scoprirla dobbiamo fare un salto nel tempo e tornare a quando fecero la loro apparizione le prime farmacie.
L’acqua minerale nell’antichità
Quando si parla di acqua, la mente corre subito all’epoca romana: tra le grandi civiltà antiche, i Romani furono quelli che, forse più di tutti, elessero l’acqua a elemento fondante della propria cultura, attraverso le grandi opere architettoniche degli acquedotti, visibili ancora oggi, e nelle forme dei bagni pubblici e delle terme, centri di igiene e salute che scandivano la vita sociale dei cittadini. Prima di Roma però anche altre culture coltivarono uno stretto rapporto con l’acqua, come gli Egizi e i misteriosi Etruschi, che erano già dediti all’idroterapia.
Furono comunque i Romani a capire per primi il potenziale commerciale presente nelle loro preziose fonti termali: spetta a loro il merito di aver diffuso la conoscenza delle proprietà terapeutiche delle acque e, a seguito della crescente richiesta che giungeva da facoltosi acquirenti sparsi in ogni parte dell’Impero, l’idea di stiparla nelle anfore, che venivano poi spedite a tutti coloro che desideravano acquistarla a scopo terapeutico.
Bisogna però aspettare decine di secoli prima che l’acqua venga imbottigliata e, ad oggi, la prima testimonianza certa che ci è pervenuta risale al 1583: fu allora che il re Enrico II di Francia decise di sfruttare le benefiche acque delle sorgenti termali di Spa, in Belgio, da cui presero il nome tutte gli odierni centri di benessere. La fonte era già nota in epoca romana ma la sua fama si deve al medico del celebre sovrano inglese Enrico VIII, Augustino, mentre la prima bottiglia di acqua fu voluta dal francese Enrico II, che ottenne il permesso esclusivo di godere dei benefici della fonte situata nella valle delle Ardenne.
La moda europea
La moda dilagò e nel XVII secolo fiorì il commercio di acque minerali, imbottigliate a scopo terapeutico, ed è del 1605 il primo editto dedicato allo sfruttamento delle risorse idriche del sottosuolo e delle acque freatiche. Al tempo gli speziali – ovvero i farmacisti dell’epoca, che si occupavano di vendere le erbe e preparare le medicine – presero l’abitudine di risiedere presso le località termali, in modo da poter rivendere le acque al pubblico in bottiglie di terracotta e sfruttare economicamente il mercato nascente. Enrico IV di Francia firmò invece l’editto sulle acque grazie al quale venne designata una nuova figura ufficiale, ovvero gli “intendenti dei bagni e delle fontane minerali”, ministri incaricati dal medico di corte di presiedere al controllo e alla gestione di questo nuovo settore del benessere.
A loro fu accordato il diritto esclusivo di occuparsi di acque minerali, con un secondo editto datato 1709 che ne sanciva il monopolio per la vendita e il trasporto. Nel 1731 fu invece stabilita la prima tariffazione pubblica delle cosiddette acque minerali e medicali. Fu in quel periodo che le farmacie consolidarono il loro ruolo di rivenditrici di acque, tanto che gli speziali e i droghieri divennero sempre più esperti nel catalogare le acque in base alle loro proprietà e a suggerirle come rimedio per ogni male. Si giunse così al 1778, anno in cui venne istituito il Comitato acque minerali per volontà di Luigi XVI. Risale ad allora la prima classificazione ufficiale delle acque, che prevedeva una suddivisione in quattro tipologie: ferrose, sulfuree, frizzanti e salate.
La nascita dell’industria dell’acqua in bottiglia
Bisogna fare un salto oltreoceano e attendere un altro secolo prima che il commercio dell’acqua diventi industriale, e precisamente nel 1820 a Saratoga, California, negli Stati Uniti. Il 1840 è l’anno della prima tappatrice meccanica ed è nel XIX secolo che si comprende finalmente l’importanza di offrire acqua sigillata, grazie anche alle osservazioni e agli studi fondamentali del chimico, biologo e microbiologo francese Louis Pasteur. Passeranno però ancora decine di anni affinché le prime industrie dell’acqua in Europa si affaccino al mercato, attorno al 1890.
Grazie al patrimonio di fonti termali diffuse sul nostro territorio, il turismo legato all’idroterapia si diffonde sempre di più ma è solo con gli anni ‘70 del XX secolo che l’acqua minerale in bottiglia conquista davvero le tavole degli italiani. Grazie alla diffusione del PET, materiale pratico e più leggero del vetro, e la nascita di formati portatili, l’acqua in bottiglia smette di essere considerata come “medicinale” e diviene un’abitudine quotidiana, il complemento ideale della dieta mediterranea, alla base di un’alimentazione corretta e di uno stile di vita sano.
È così che 1996, grazie a un’intuizione di Alberto Bertone, imprenditore e AD di Fonti di Vinadio Spa, nasce Acqua Sant’Anna. Sant’Anna sgorga nel cuore delle montagne di Vinadio, sulle Alpi Marittime, e grazie alle sue caratteristiche uniche di leggerezza e purezza diventa ben presto leader di mercato in Italia. Un risultato importante, considerando che oggi gli italiani sono al primo posto per consumo di acqua in bottiglia procapite in Europa con 243 litri a testa e i secondi nel mondo dopo il Messico. Oggi, secondo il Censis, gli italiani che bevono acqua in bottiglia sono il 19% in più di venti anni fa: segno dell’attenzione dei consumatori verso il benessere, la qualità e uno stile di vita equilibrato, valori da sempre incarnati dal brand Sant’Anna.