L’Italia è un paese ricco di sorgenti d’acqua: stando ad alcuni dati Istat pubblicati nel 2017, sono circa 700 e i comuni in cui si rileva la presenza di almeno un sito estrattivo di acque minerali naturali raggiungono quota 173. Numeri importanti, che certificano questa abbondanza conducendo ad approfondire il fenomeno delle sorgenti. Nelle prossime righe vediamo come nasce una sorgente d’acqua, quanti tipi ne esistono e altri aspetti legati alla tematica in questione.
Come nasce una sorgente d’acqua?
Il punto di partenza per quanto riguarda la nascita di una sorgente è da ricercare nel ciclo dell’acqua. In una delle sue fasi, la pioggia, neve o grandine penetrano nel terreno: se quest’ultimo è permeabile, l’acqua scende in profondità, fino a giungere in uno strato di roccia impermeabile.
Qui si ferma e forma la falda freatica: si tratta di un accumulo di acqua sotterranea, la cui grandezza può variare (dipende dalla conformazione del terreno).
Essa non è visibile ai nostri occhi, se non nel momento in cui riaffiora in superficie, sotto forma di sorgente.
Quindi la sorgente non è altro che una porzione di superficie terrestre in cui sgorga una portata rilevante di acqua sotterranea. Gli step che portano alla sua nascita sono dunque:
- pioggia, neve o grandine permeano il terreno;
- l’acqua scende in profondità;
- incontra uno strato di roccia impermeabile;
- si crea la falda freatica;
- l’acqua fuoriesce in superficie, formando una sorgente.
Quanti tipi di sorgenti esistono?
Il dibattito intorno alle tipologie di sorgenti e all’origine delle stesse è aperto: ci sono i sostenitori della suddivisione in base agli elementi geologici (come la permeabilità e composizione dei terreni), c’è chi invece fonda le distinzioni basandosi su elementi idrologici e chi ancora ragiona in termini più tecnici o a seconda della portata delle manifestazioni sorgentizie.
Perciò, esistono varie tipologie di sorgenti e diversi modi di classificarle. Gli esperti fanno affidamento su parametri differenti. Ad esempio, il regime di portata consente di fare una distinzione tra sorgenti perenni, semi-perenni e temporanee.
La classificazione cambia quando viene introdotto un altro criterio di distinzione. Pensiamo al fattore della temperatura dell’acqua alla scaturigine:
- Possiamo avere sorgenti fredde (temperatura inferiore a 20°);
- ipotermali (tra i 20 e 35°);
- mesotermali (tra i 35 e 50°);
- e ipertermali (temperatura > 50°).
Le sorgenti d’acqua potabile sono quelle fredde.
Altro criterio è quello legato alle caratteristiche chimiche: si distinguono sorgenti minimamente mineralizzate con residuo fisso inferiore o uguale a 50 mg/l, sorgenti leggermente mineralizzate o oligominerali con residuo fisso inferiore o uguale a 500 mg/l, sorgenti mediamente minerali, con residuo fisso tra 500 e 1500 mg/l e sorgenti ricche di sali minerali con residuo fisso superiore a 1500 mg/l.
Uno dei più importanti geologi del ‘900, Michele Gortani, ha indicato cinque grandi gruppi di sorgenti, con relativi sottogruppi:
- sorgenti di deflusso semplice o di impregnazione: sorgenti di vetta, di degradazione meteorica, di porosità, di fessura o diaclasiche, di deflusso carsico;
- sorgenti di emergenza o di valle: sorgenti di detrito, di risultiva, lava, di strato;
- sorgenti di versamento: sorgenti di substrato, di terrazzo, diaclasiche di strato, carsiche di strato o substrato;
- sorgenti di trabocco o sfioramento: sorgenti di trabocco da una roccia, sorgenti di trabocco per sbarramento
- sorgenti artesiane: sorgenti pseudo artesiane, di conca artesiane, artesiane di faglia, sorgenti diaclasiche o carsiche ascendenti, artesiane subacquee.
Da queste ultime vengono ricavati i pozzi per l’approvvigionamento dell’acqua, in particolare laddove la rete idrica è limitata o per le attività dei settori privati quali quello edile ed agricolo.
Quante sorgenti di acqua ci sono in Italia?
Esistono circa 700 sorgenti d’acqua nel nostro Paese, oltre a numerose cascate (conosci già le più belle cascate italiane da visitare?)
Partendo dal Nord Italia vediamo di seguito alcuni esempi di sorgenti d’acqua potabile:
In provincia di Aosta, a Saint-Rhémy-en-Bosses, è presente l’acqua che sgorga dalla fonte di Citrin. Anche nelle vicine Piemonte e Lombardia ci sono fonti di questo tipo: in provincia di Cuneo, a Roburent, e a Ponte di Legno, una località alpina in provincia di Brescia.
Nel Centro Italia sono presenti la Fonte di Sassetta, in provincia di Pisa, e quella dell’Acqua Claudia, ad Anguillara Sabazia (provincia di Roma). Arrivando al Sud Italia, in Calabria c’è l’Acqua della Fonte nel Parco delle Serre, in provincia di Vibo Valentia, mentre in Sicilia, vicino a Palermo, ci sono le sorgenti di Scillato.
Fonte di Vinadio
Nel cuore delle Alpi Marittime, a pochi km sopra Cuneo e fuori dai grandi centri urbani, ci sono i valloni del territorio di Vinadio. Un’area incontaminata a quasi 2000 metri, compresa tra l’Ischiator e Riofreddo: qui nasce Acqua Sant’Anna, tra le più leggere di tutto il territorio italiano.
Della fonte di Vinadio se ne trova traccia già in documenti antichissimi, risalenti al XVI secolo, quando i pellegrini diretti al Santuario di Sant’Anna testimoniavano la bontà dell’acqua qui presente. La sua leggerezza e le sue proprietà organolettiche sono rimaste immutate nel corso dei secoli.
Differenza tra acqua di sorgente e acqua minerale
La differenza tra acqua di sorgente e acqua minerale è principalmente normativa: fino al 1999 esisteva solo una legge, la 105/1992, che imponeva un limite di 2 litri come capacità massima per l’imbottigliamento dell’acqua minerale ma che non faceva diretto riferimento all’acqua di sorgente.
Con il decreto legislativo 339/1999, vengono regolarizzate per la prima volta le acque di sorgente, destinate al consumo umano perché potabili, ma che sgorgano da una falda acquifera profonda. Dal punto di vista chimico sono equiparate alle acque potabili, ma da quello microbiologico sono identiche alle minerali.
In conclusione, possiamo affermare che, sebbene il loro iter autorizzativo sia uguale alle acque minerali – permesso di ricerca, decreto di riconoscimento e concessione mineraria – esse non possono essere sottoposte a trattamenti di potabilizzazione ma imbottigliate così come sgorgano dalla sorgente.